IL FENOMENO DELL’ “INSTASHOPPING” E L’IMPATTO SUI RESI NELL’ECOMMERCE
Nel mondo dominato dal digitale, dalle immagini e dai like, possedere un capo alla moda può diventare un desiderio di secondo piano: ciò che conta è averlo disponibile quel tempo che basta per indossarlo, farsi un bel selfie e mostrare il proprio nuovo outfit su Instagram. Con l’accumularsi di foto e video online, cresce per alcuni l’esigenza di freschezza e continuo rinnovamento, soprattutto del guardaroba, anche se in modo del tutto effimero. Non importa se quel vestito non è veramente tuo, nessuno può saperlo tranne il merchant a cui finisci per restituirlo. E’ questa una tendenza che sta prendendo sempre più piede nel mondo dello shopping online e che viene assecondata da diversi eCommerce di abbigliamento.
Infatti, molte aziende come ASOS, Topman e Schuh hanno lanciato l’opzione “try before you buy” con l’intento di assimilare sempre più l’esperienza dello store online con quella del negozio dove si possono liberamente provare quanti articoli si vuole prima di acquistare. In modo analogo, all’utente viene consentito di pagare solo ciò che decide di tenere al di là di quanti prodotti ha ordinato, con procedure di reso in linea generale gratuite.
Ma si è andati oltre a tutto ciò. Sono nati brand che intendono soddisfare questi “Instagram shoppers“, producendo capi destinati a essere indossati una o al massimo due volte. Non più abiti che durino o che siano pratici ma che appaiano al meglio e seguano le ultimissime tendenze. Tra queste Fashion Nova, lo store californiano (dall’assortimento incredibile e in continuo aggiornamento) che invita i propri clienti a postare su Instagram le foto con i vestiti appena acquistati con l’hashtag #NovaBabe o #NovaStar rendendoli i veri testimonial della propria collezione e creando una comunità di entusiasti followers (quasi 13 milioni!). Grazie a questo “Fashion Nova” è diventato nel 2017 il quarto brand di moda più “googlato” negli Stati Uniti, dopo Gucci, Louis Vuitton e Supreme ma prima di colossi come Chanel, Yves Saint Laurent e Dior. Mentre Fashion Nova punta su prezzi molto abbordabili e massiccia copertura sui social, invece Rent the Runway (letteralmente, appunto, “noleggia la passerella”) permette di noleggiare da 4 capi di alta moda al mese in su a seconda del tipo di abbonamento.
Vediamo alcuni numeri raccolti in una ricerca commissionata da Barclaycard. Quasi 1 britannico su 10 ammette di acquistare vestiti solo per postare una foto sui social media e poi restituirli; la percentuale sale al 17% nella fascia di età 35-44 e vede gli uomini più inclini a seguire questo trend (il 12% degli uomini contro il 7% delle donne), dicendosi anche – forse sorprendentemente – più imbarazzati rispetto alle donne a farsi vedere con lo stesso outfit due volte (lo studio non prende però in considerazione i teenager, fondamentale porzione di utenti di Instagram). Il 31 % dei britannici afferma che è proprio la politica del “try before you buy” a renderli più propensi alla restituzione degli articoli ordinati.
La popolarità di questa nuova formula di shopping online denominata Instashopping pone però l’insidiosa questione della gestione dei resi. Al di là che sia stata scelta una politica del reso gratuito o a pagamento, secondo uno studio di Brightpearl, il 51% dei merchant intervistati ha visto i propri margini di guadagno significativamente influenzati dal processo di gestione e confezionamento delle restituzioni nell’ultimo anno. Il 72% pensa che i resi caleranno solo quando la tendenza del “try before you buy” continuerà a crescere.
Secondo Brightpearl la percentuale di rivenditori online a livello mondiale ad aver adottato la formula del “try before you buy” si attesta a circa il 17%. Tuttavia, il 69% dei rivenditori non ha ancora trovato alcuna soluzione per riuscire a gestire il crescente numero di resi.
Tuttavia, come afferma Derek O’Carroll, CEO di Brightpearl, data che viene meno un’altra barriera all’acquisto (o all'”acquisto temporeneo” come abbiamo visto), il fenomeno porterà con ottime probabilità a un aumento delle vendite ( o delle fee pagate per gli abbonamenti ) e tutti o quasi i rivenditori dovranno considerare questa opzione per poter rimanere competitivi. “Tuttavia – sostiene – i consumatori acquisteranno di più, ma i rivenditori devono essere pronti per una potenziale valanga di resi da dover gestire. I consumatori intervistati hanno indicato che avrebbero restituito in media 3 articoli in più al mese. Ciò significa l’arrivo di una valanga di resi a dir poco ingestibile per alcune tipologie di commercianti.” I merchant dovranno fare in fretta ad adottare le migliori soluzioni per far fronte a questo “ping pong” dei prodotti spediti e rispediti in continuazione.
Fonti :